Sono iniziati i lavori della terza Scuola Estiva di didattica della frontiera adriatica

Fonte: https://www.anvgd.it/sono-iniziati-i-lavori-della-terza-scuola-estiva-di-didattica-della-frontiera-adriatica/

di Lorenzo Salimbeni

Il benvenuto di Giordano Bruno Guerri, Presidente della Fondazione Il Vittoriale, ha aperto i lavori della terza Scuola Estiva per docenti dedicata alla didattica della frontiera adriatica ed organizzata dal Tavolo di lavoro Ministero dell’Istruzione e del Merito – Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati.

Guerri ci ha tenuto a precisare che dopo le restrizioni pandemiche «il Vittoriale sta andando benissimo, crescono le iniziative ed i visitatori: non è solamente la casa di Gabriele d’Annunzio, peraltro intimamente legata alla storia di cui in questi giorni parlerete, ma anche un centro di promozione culturale»

Il Capo del Dipartimento per il Sistema scolastico di istruzione e formazione, Carmela Palumbo, ha elogiato la Scuola Estiva, che trova nell’ispettrice Caterina Spezzano la sua anima, poiché è un luogo in cui ai docenti viene fornita la conoscenza basata sui dati.

Gratitudine al Ministero dell’Istruzione e del Merito per il supporto fornito nell’organizzazione della Scuola Estiva è stata espressa da Giuseppe de Vergottini, Presidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati: «Altrettanto grato sono nei confronti dei presidenti e dei soci delle associazioni della Federazione che si sono adoperati per ottenere anche questo risultato. Le linee guida per la didattica della Frontiera adriatica licenziate dal precedente Ministro Bianchi costituiscono un punto di riferimento fondamentale per il lavoro che svolgiamo con le scuole e nella nostra più ampia opera di sviluppo della cultura adriatica»

Giuseppe Bonelli, dirigente dell’Ufficio Scolastico del Territorio di Brescia, ha anche portato il saluto del Direttore Generale dell’Ufficio Scolastico della Lombardia Luciana Volta, ma soprattutto evidenziato l’importanza di conoscere finalmente ed approfondire queste pagine di storia. In rappresentanza del Presidente del Consiglio Regionale della Lombardia Federico Romani è intervenuto Andrea Ferrari, che peraltro è tra i promotori del concorso regionale dedicato all’esodo ed ha sottolineato l’importanza del recupero di queste pagine di memoria italiana: «Siamo finalmente usciti dalle contrapposizioni e quando ho letto le linee guida ministeriali mi sono reso conto di essere davanti ad un documento di straordinario valore»

L’Assessore Paolo Franco, con delega alla Casa e Housing Sociale, ha portato il saluto del Presidente Fontana ed ha ricordato l’impegno della Regione Lombardia per promuovere l’alta formazione non solo nel campo professionale, ma anche nella conoscenza e nella cultura, in questo caso per entrare nel merito del Ricordo ed insegnare la storia affinché simili tragedie non si ripetano mai più.

Il primo relatore della Scuola è quindi stato il Prof. Davide Rossi dell’Università degli Studi di Trieste, il quale ha fornito un’ampia illustrazione della genesi, del contesto e delle caratteristiche della Carta del Carnaro. Lo scenario è quello dei tumultuosi mesi successivi alla fine della Prima guerra mondiale, quando si avvia la Conferenza di pace ma già nella fase finale del conflitto Gabriele d’Annunzio aveva auspicato dalle colonne del Corriere della Sera che non si andasse incontro ad una “vittoria mutilata”.

Lo stallo su Fiume in bilico tra Italia e Regno dei Serbi Croati e Sloveni porta il 12 settembre 1919 alla spedizione di Ronchi, in cui il Vate ha raccolto disertori ed avventurieri, reduci e ragazzi. La colonna supera i posti di blocco del Regio Esercito e prende possesso del capoluogo del Carnaro, ove inizialmente il capo di gabinetto è il nazionalista Giovanni Giuriati.

Quest’ultimo verrà sostituito a inizio 1920 da Alceste De Ambris, sindacalista rivoluzionario cui il Comandante d’Annunzio affida l’incarico di redigere una carta costituzionale per Fiume, ma che abbia anche una valenza mondiale: «In questo periodo è un fiorire di nuove Costituzioni, la più famosa delle quali sarà quella della Repubblica di Weimar, ma anche Austria, Cecoslovacchia ed Irlanda si doteranno di un testo che rappresenta il progetto politico di una nazione.

D’Annunzio in seguito interverrà in prima persona sul lavoro di De Ambris, dando alla luce la Carta del Carnaro, terzo documento costituzionale nella storia dell’Italia unitaria dopo lo Statuto Albertino e prima della Costituzione repubblicana». De Ambris e d’Annunzio ribadiscono diritti che già esistevano e ne introducono di nuovi, andando anche contro le consolidate convinzioni borghesi, a partire dal concetto di proprietà, che non è più tutelata in maniera assoluta come nell’Ottocento, bensì nella misura in cui riveste una funzione sociale per la collettività.

«La Grande guerra aveva forgiato una nuova società ed una nuova umanità – ancora Rossi – e per l’uomo “novissimo” d’Annunzio voleva l’istruzione primaria obbligatoria come prevedeva pure la costituzione weimariana, l’educazione civica  e fisica ed andava a recepire l’idea di un esecutivo forte che Leon Bloom aveva tratteggiato nei suoi saggi partendo dall’esperienza dei governi di guerra con pieni poteri.

La felicità e la speranza che promanano da questa carta è ben diversa dal diritto alla felicità del costituzionalismo statunitense: sulle rive del Carnaro la felicità si manifesta nella piena realizzazione di tutte le potenzialità dell’uomo, anche attraverso il lavoro che non è più un giogo oppressivo»

L’impianto sociale qui prospettato si basa sulle Corporazioni, nove più una decima che d’Annunzio tratteggia in maniera altamente lirica come quintessenza dello spirito del fiumanesimo. Proprio la carenza di terminologia tecnica assieme al fatto che sia stata sostanzialmente inattuata ed accostata arbitrariamente al fascismo ha avuto come conseguenza che pochi costituzionalisti l’abbiano studiata cogliendone la coerenza con le idee dell’epoca e le innovazioni giuridiche che prospettava, a partire dal diritto di voto e dal servizio militare femminile.

Dario Fertilio, giornalista e scrittore nonché docente della Statale di Milano, ha quindi focalizzato la sua relazione su due punti fermi: la memoria (come storia, identità e scelta di appartenenza) ed il risveglio, cioè una consapevolezza calata nella quotidianità. Forte delle proprie origini dalmate, Fertilio ha fatto riferimento all’opera dello spalatino Enzo Bettiza che a sua volta si rifaceva alla nazione dalmata delineata a suo tempo da Niccolò Tommaseo: «La scelta di identificarsi in una nazione – ha spiegato l’ex direttore del mensile Il Dalmata – si basa su ethos (memoria simbolica dei propri lavori), epos (ricordo e presenza simbolica costante degli avvenimenti di cui chi ci ha preceduto è stato protagonista), logos inteso come lingua madre, topos in qualità di luogo simbolico in cui ci riconosciamo e genos nel senso di appartenenza e discendenza»

Il risveglio risente altresì dei cambiamenti collegati alla nuova stagione geopolitica innescata dal conflitto russo-ucraino, le cui ripercussioni giungono pure nel cuore della Mitteleuropa, senza dimenticare la situazione precaria che aleggia ancora in Moldavia, Kosovo e Bosnia-Erzegovina. In questo scenario bisogna rivalutare l’Iniziativa Centro-Europea, un istituto con sede a Trieste e finanziato dall’Ue, che raccoglie 18 paesi e cui fanno riferimento parlamenti, camere di commercio e corpi diplomatici.

«L’anno prossimo la Legge istitutiva del Giorno del ricordo compirà 20 anni – ha proseguito Fertilio – e sarebbe opportuno che lo Stato promulgasse una legge di interesse permanente per la storia dell’italianità adriatica, nonché un’altra che ponga fine alle questioni collegate all’equo indennizzo dei beni abbandonati e dei beni regolamentati dal Trattato di Osimo per cui Slovenia e Croazia sono Stati successori della Jugoslavia.

Va inoltre implementata la legislazione vigente, a partire dagli accordi Dini-Granić che prevedono il bilinguismo nelle province in cui la comunità italiana rappresenti una minoranza storica autoctona: tale status vige in Istria e a Fiume, ma non ancora in Dalmazia e questo deve essere il passo avanti nel nostro dialogo con la Croazia, di cui l’Italia è il principale partner commerciale. La memoria senza risveglio è nostalgia, il risveglio senza memoria è appiattimento sul presente»

In conclusione è intervenuto il sottosegretario del Ministero dell’Istruzione Paola Frassinetti, la quale ha ricordato l’esperienza del recente viaggio nelle terre del confine orientale assieme ai ragazzi vincitori del Concorso 10 Febbraio: «A tal proposito è stata depositata una proposta di legge per incentivare i viaggi d’istruzione nei luoghi delle Foibe e dell’Esodo: nella scuola è stato fatto molto, ma c’è ancora molto da fare»

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